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Oggi parliamo di un’opera particolare, un dipinto attribuito nel 1930 ad uno dei più grandi artisti del primo Rinascimento.

Filippo Lippi

Si tratta di Fra Filippo Lippi, pittore e affreschista quattrocentesco fiorentino

fra Filippo Lippi
Fra Filippo di Tommaso Lippi (Firenze, 23 giugno 1406 – Spoleto, 9 ottobre 1469)

Fu, con Beato Angelico e Domenico Veneziano, il principale pittore attivo a Firenze facente parte della generazione successiva a quella del Masaccio. L’8 giugno del 1421, Filippo prese i voti, mantenendo lo stesso nome di battesimo. Nel 1424 assisté alla decorazione, da parte di Masolino da Panicale e Masaccio, della cappella Brancacci, che ebbe un ruolo fondamentale nella sua vocazione artistica. Altri modelli su cui il ragazzo si formò furono le novità scultoree di Donatello, Luca della Robbia, Nanni di Banco e Brunelleschi. Forse nel 1432 lasciò il convento di Firenze per Padova. Varie fonti menzionano una serie di opere per Padova, tra cui, in collaborazione con Ansuino da Forlì, gli affreschi della cappella del Podestà, ma tutta la sua attività di questo periodo è andata perduta. In questo periodo il Lippi entrò in contatto con la pittura fiamminga e con il colore veneto. Di questi anni è anche un episodio raccontato dal Vasari:

“E trovandosi nella Marca d’Ancona, diportandosi un giorno con certi amici suoi in una barchetta per mare, furono tutti insieme dalle fuste de’ Mori, che per quei luoghi scorrevano, presi e menati in Barberia, essendo ciascuno di loro condotto alla catena in servitù e tenuto schiavo, dove stette con molto disagio per XVIII mesi. Ma advenne un giorno, che avendo egli molto in pratica il padrone, gli venne commodità e capriccio di dipignerlo; per il che preso un carbone spento del fuoco, con quello tutto intero lo ritrasse co’ suoi abiti indosso alla moresca, in un muro bianco. Fu da gli altri schiavi detto questo al padrone, perché a tutti un miracolo pareva, non s’usando il disegno né la pittura in quelle parti, e ciò fu cagione di dargli premio e di liberarlo da la catena dove per tanto tempo era stato tenuto”.

Lasciata Padova tornò a Firenze dove aprì una propria bottega nel 1437. Nel 1438 è citato in una lettera di Domenico Veneziano a Piero de’ Medici in cui Filippo Lippi viene equiparato a Beato Angelico come migliore artista attivo in città. Dal 1439 è probabile Filippo che non abitasse più nel convento ma avesse casa per conto suo e, sempre in quell’anno, Lippi scrisse a Piero de’ Medici cercando affannosamente di scambiare una sua tavola ancora incompiuta con cibo e vestiti (il dipinto è probabilmente il San Girolamo penitente del museo di Altenburg).

Dal 1452 al 1465 lavorò a Prato, sotto protezione dei Medici realizzando gli affreschi della cappella Maggiore di Santo Stefano. In questo periodo dipinge l’opera più importante della sua carriera: la Madonna col bambino e angeli da tutti conosciuta come “Lippina”. Le dimensioni insolite hanno fatto ipotizzare che si trattasse di una celebrazione per un’occasione privata e personale dell’artista, come la nascita del figlio Filippino (1457). Un’iscrizione settecentesca sul retro della tavola testimonia la presenza del dipinto, a quell’epoca, nella villa di Poggio Imperiale, di proprietà dei Medici. Il 13 maggio 1796 è registrata in ingresso nelle Galleria Granducali, nucleo originario degli Uffizi.

"Lippina"
“Lippina”, 1465, Firenze, Galleria degli Uffizi

Gli ultimi anni lavora a Spoleto realizzando gli affreschi con le Storie della Vergine per la tribuna del Duomo. Filippo morì tra l’8 e il 10 ottobre del 1469 e fu sepolto nella Cattedrale di Spoleto. Il figlio Filippino, avviato già alla carriera artistica, disegnò il sepolcro in marmo con busto.

Il Capolavoro

Siamo lieti di presentarvi l’opera Madonna col Bambino di Filippo Lippi, entrata da poco a far parte del catalogo delle edizioni limitate della Bottega Tifernate.

Immagine elegantissima, icona dell’arte rinascimentale e rimandi allo stile gotico: intorno alla metà del ‘400, su una tavola di circa 80 x 50 cm, e per una committenza ad oggi ancora sconosciuta, Filippo Lippi disegna un altro classico della pittura del suo tempo con chiari riferimenti all’iconografia medievale: le aureole circolari e piatte e il grande telo dorato steso alle spalle dei due protagonisti sono rimandi simbolici ai fondi oro tipici delle Madonne col Bambino medievali.

Ad oggi resta ancora vivo l’impatto emotivo che si scatena alla vista di un’opera così armoniosa. La delicatezza, la dolcezza, la malinconia, l’affetto di questa Madonna e di questo Bambino, sono fonte di incanto.

Un’opera unica, in edizione limitata

Per permettervi di possedere una tale bellezza senza tempo, realizzata in soli 499 esemplari per tutto il mondo, la Bottega Tifernate ha pensato di ricrearla con la massima cura e la più alta fedeltà disponibile, in pictografia ad olio su tavola, nel formato cm 40×30, cm 55×45 esterno cornice. Un’opera elegante, con una cornice in legno massello interamente dorata a guazzo in foglia oro, suscita in chi la guarda un pathos emotivo che non lascia indifferenti.

Filippo Lippi, Madonna col bambino, pictografia ad olio su tavola con applicazioni in foglia oro

L’opera viene corredata di una cartellina con il Certificato di Autenticità e la spiegazione dell’Opera. Il Certificato viene compilato con i dati del possessore che, insieme alla numerazione univoca, aiuta ad identificare l’unicità della creazione.

Se volete acquistare l’opera cliccate qui

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